Achille Campanile
(Roma 1900 - Lariano, Roma,
1976) è
considerato
uno dei più acuti umoristi del nostro secolo, egli si è dimostrato, sia nelle
opere narrative sia in quelle teatrali (e la sua professione di giornalista non
fece che aiutarlo), anche un attento osservatore della vita quotidiana,
abilmente sfruttata come piattaforma per l'invenzione. Il successo però non gli
arrise: raramente il pubblico fu in grado di capire appieno i suoi testi,
contrassegnati da un alto e raffinato coefficiente di paradossalità. La sua
formazione avvenne nel clima culturale della Roma degli anni Venti e Trenta,
trascinato dall'esempio del padre, giornalista e regista del muto. Il debutto si
ebbe con gli sketch delle Tragedie in due battute, rappresentate da A.G.
Bragaglia al Teatro degli Indipendenti (1924). Considerate tra le sue opere
migliori, le Tragedie evidenziano il forte legame di C. con
l'avanguardismo futurista, ma soprattutto il suo istintivo amore per il
nonsenso, il calembour e l'irriverente rovesciamento del prevedibile,
secondo uno schema assai simile a quello dell'ammiratissimo Petrolini. Dopo
Centocinquanta la gallina canta - di fatto la sua prima piece, sempre
allestita al Teatro degli Indipendenti di Bragaglia - si dedicò alla stesura
di una serie di atti unici: Il ciambellone (1925), L'inventore del
cavallo (1925), Colazione all'aperto (1925), Il bacio (1925),
Erano un po' nervosi (1927), tutti accolti tiepidamente dal pubblico.
Clamoroso fu però il fiasco di L'amore sa fare questo e altro, commedia
rappresentata al Manzoni di Milano dalla maggiore compagnia del tempo, la De
Sica-Rissone-Melnati (1930). Gli allestimenti, accomunati da uno scarso
interesse di pubblico e critica, si diradarono negli anni successivi; si
ricordano L'anfora della discordia (1935), Visita di condoglianze
(1940), Il barone e la baronessa Calamari (1944). L'insuccesso -
nonostante le rare dichiarazioni di stima di intellettuali come Cecchi e Montale
- produsse un duplice effetto: anzitutto una pausa creativa, poi l'oscuramento
in sede storico-letteraria. Dalla prima Campanile è uscito nel dopoguerra ( Dietro
quel palazzo, 1946; Lo scandalo del giorno, 1947), scrivendo una
nutrita serie di commedie e atti unici, frequentemente in cartellone nei
principali teatri italiani (tra gli altri: Un esperimento riuscito,
1948; La moglie ingenua e il marito malato, 1960; La locanda della
verità , 1960; Campionato di calcio, 1972). Più a lungo ha invece
dovuto attendere per ottenere il giusto riconoscimento letterario, che gli è giunto soprattutto grazie al sostegno di Carlo Bo (con l'introduzione al
Manuale di conversazione , nel 1973) e alla conseguente vittoria al premio
Viareggio, riverberatasi anche nel recupero dell'opera teatrale, come testimonia
la frequenza degli allestimenti negli ultimi anni; tra gli altri ricordiamo
quelli curati da Antonio Calenda: Centocinquanta la gallina canta
(Trieste 1994), Un'indimenticabile serata (Bologna 1996),
Gli asparagi
e l'immortalità dell'anima. |