Non si possono dimenticare, ancora, testi come
Un
napoletano al di sopra di ogni sospetto, scritta per Nino Taranto e Gennaro Belvedere
testimone cieco, e Le donne al Parlamento ispirata al noto testo aristofaneo. Ma Gaetano di Maio non fu solo un grande autore di teatro, ben saldo nella grande
tradizione del teatro comico italiano e assieme innovatore nei tempi, nella tecnica,
nell'ispirazione. Fu anche un grande poeta in lingua. Lasciò, alla sua morte, una
raccolta di poesie inedite, pubblicate ad opera di Giuseppe di Costanzo, per la casa
editrice barese Palomar, col titolo Verranno amici. Comincia, a dieci anni dalla morte, avvenuta nel 1991, ad arricchirsi la lunga
bibliografia di recensioni giornalistiche con saggi che cercano di mettere a fuoco
l'intero percorso della drammaturgia di di Maio come anche della sua opera di poeta forte,
intenso e colto. Vogliamo segnalare i saggi di Ernesto Paolozzi, Enrico Fiore e Renato
Filippelli comparsi sulla prestigiosa rivista "Nord e Sud" (n° XLIII del
gennaio 1996); il volume di G.Battista Nazzaro, Dibattito col poeta (edito nel 1997 da
Ilitia edizioni) nel quale di Maio viene inserito fra i poeti più rappresentativi della
seconda metà del secolo; la lunga, complessa, recensione di Pasquale Martiniello
uscita nel 1996 sulla rivista "Nuovo Meridionalismo" e,
naturalmente, l'articolata e penetrante Prefazione al volume di
versi del romanziere e studioso di filosofia, Giuseppe Di
Costanzo. |